Torino consegna i primi verdetti: Sinner domina il suo gruppo, Alcaraz chiude imbattuto e blinda il numero uno di fine anno. Resta un solo rebus: Zverev o Auger-Aliassime per l’ultimo posto in semifinale.
All’Inalpi Arena di Torino il rumore si è fatto più netto, quasi inesorabile. Le Nitto ATP Finals hanno superato la soglia in cui il torneo smette di essere una vetrina e diventa una sentenza tecnica. Dopo cinque giorni di tennis ad alta quota, la situazione è ormai chiara: Carlos Alcaraz ha vinto il Jimmy Connors Group senza perdere un match, Jannik Sinner ha dominato il Björn Borg Group con la naturalezza di chi si muove in un territorio familiare. Entrambi sono già in semifinale, ma lo scenario che li circonda è in continuo movimento. E raccontarlo significa restituire il peso specifico di una settimana che sta ridefinendo le gerarchie del circuito.
IL PERCORSO DI JANNIK SINNER E CARLOS ALCARAZ.
Il percorso di Alcaraz nel suo girone è stato lineare e autoritario. Tre vittorie in tre incontri, una qualità di gioco sempre crescente, la capacità di innalzare il livello nei momenti che contano. Il successo su De Minaur ha dato il primo segnale, quello su Fritz ha mostrato un recupero tecnico importante, quello su Musetti ha cementato le sue ambizioni: set corti, grande continuità con la prima palla, una gestione dei punti pesanti da giocatore ormai maturo. La vittoria del gruppo è coincisa con la conquista matematica del numero uno di fine anno, un traguardo che a 22 anni non apparteneva a nessuno dai tempi di Lleyton Hewitt. Il torneo di Alcaraz, da qui in avanti, si gioca su due piani: la ricerca del suo primo titolo alle Finals e la pressione di chi arriva in semifinale con un’aura da favorito dichiarato.
Se il Jimmy Connors Group ha consegnato verdetti rapidi, il Björn Borg Group ha invece offerto un’altra forma di supremazia: quella di Jannik Sinner. L’italiano ha regolato Auger-Aliassime con una prestazione di precisione e controllo, ha piegato Zverev con una continuità impressionante sul servizio e una pulizia di impatto che indoor fa quasi scuola. Due vittorie in due match, zero set persi, una striscia di successi sul veloce al coperto che continua ad allungarsi. Già qualificato e già matematicamente primo nel girone, domani chiuderà la fase a gruppi affrontando Shelton in un match che conta poco sul piano della classifica ma molto sul piano narrativo: può arrivare alle semifinali da imbattuto, mantenere il ritmo agonistico e confermare una sensazione che aleggia da settimane, ovvero che il suo tennis indoor oggi sia il più solido e completo del circuito.
CIÒ CHE RESTA DA DEFINIRE PER LE SEMIFINALI.
La vera battaglia, l’unica ancora senza un nome, è quella tra Zverev e Auger-Aliassime. I due arrivano alla sfida decisiva con lo stesso percorso: vittoria su Shelton, sconfitta con Sinner. Il terzo incontro è un dentro o fuori immediato, un quarto di finale anticipato che promette tensione, geometrie offensive e una pressione enorme su entrambi. Zverev ha il peso della storia dalla sua parte, con due titoli alle Finals e un tennis che indoor trova naturalezza.
Auger-Aliassime porta invece il carico di una stagione di rinascita, fatta di una finale a Parigi-Bercy e di una presenza in campo più solida, più matura, quasi ritrovata. L’esito di questo match ridisegnerà la seconda semifinale e darà misura a un finale di stagione che per il canadese potrebbe assumere un tono del tutto inatteso.
Le semifinali, per ora, hanno una sola certezza: Sinner sfiderà Alex de Minaur. La rivalità, se così si può chiamare, racconta numeri spietati: l’italiano non ha mai perso contro l’australiano sul circuito maggiore.
Nei loro incontri Sinner è quasi sempre riuscito a spingere l’avversario fuori dal comfort atletico, imponendo un ritmo troppo alto da contenere. De Minaur ha vissuto un girone di alti e bassi, ma l’accesso alle semifinali gli restituisce comunque una stagione di grande consolidamento. Davanti avrà il giocatore indoor più in forma dell’anno, e per lui sarà necessario reinventare qualcosa, forse molto, per allungare la partita su un terreno per ora dominato dall’avversario.
L’altra semifinale dipende invece dal risultato del giorno conclusivo del round robin. Se Zverev dovesse superare Auger-Aliassime, il tabellone consegnerebbe una sfida di peso massimo: Alcaraz contro il tedesco, una rivalità storicamente equilibrata, con incontri spesso tirati e decisi da dettagli tattici millimetrici. Se invece dovesse prevalere il canadese, il match assumerebbe un’aria diversa: Alcaraz partirebbe favorito, ma si troverebbe davanti un giocatore capace di togliergli tempo sul dritto, di servirgli addosso e di ridurre il margine in scambi brevi che indoor possono diventare decisivi.
Sul fondo, come una corrente sotterranea, resta l’ipotesi più attesa: una finale Sinner–Alcaraz. È la rivalità che ha scandito la stagione, quella che ha oscillato fra Slam, Masters 1000 e scontri diretti destinati a diventare la grammatica del tennis dei prossimi anni. Sinner torna a Torino da campione in carica e sembra ancora più solido rispetto a dodici mesi fa. Alcaraz arriva col numero uno di fine anno e una consapevolezza tecnica che cresce settimana dopo settimana. L’incrocio tra i due è tutt’altro che garantito, ma aleggia sul torneo come una promessa narrativa: due giocatori al picco del loro tennis, uno dall’esuberanza creativa, l’altro dalla precisione geometrica.
Torino, intanto, trattiene il fiato. Le prime sentenze sono scese, le ultime si avvicinano. Le semifinali stanno per prendere forma e ogni possibile finale porta con sé una storia diversa. Ma la sensazione più forte, oggi, è che il torneo sia entrato nella sua accelerazione naturale: quella in cui gli equilibri si assottigliano, gli errori pesano di più e il tennis, quello vero, emerge con tutta la sua intensità. Le Finals hanno smesso di raccontare ciò che è stato. Da domani racconteranno ciò che può ancora accadere.

