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Quando l’Europa primeggia: idrogeno, un brevetto su tre nasce in area Ue

100 miliardi di dollari investiti in un solo anno (2021), dato che consolida il suo ruolo come potenza tecnologica globale. E quindi se l’industria tecnologica europea sta crescendo più velocemente di quanto non facesse prima della pandemia, aumentando il proprio valore di 1 trilione di dollari soltanto nei primi 8 mesi del 2021, ci sta che sulla partita dell’idrogeno, che può essere un vettore utile per stoccare l’energia elettrica oltre che una risorsa per la mobilità del futuro, un brevetto su tre sia europeo. Ne parla Laura Cavestri in un articolo del Sole 24 ore del 10 gennaio 2023. Europa in testa, secondo è il Giappone, Corea e Cina arrancano. “Se la transizione ecologica – si legge nell’articolo – si gioca anche sul terreno della capacità di brevettare e offrire soluzioni per la produzione, lo stoccaggio-distribuzione e, infine, le applicazioni industriali di idrogeno “pulito”, cioè sempre meno derivante da fonti fossili, è l’ecosistema Europa – tra imprese, università e start up – a tenere palla in campo”. Il quadro emerge dal primo studio congiunto sui brevetti registrati e relativi a queste tecnologie, condotto dall’ufficio europeo dei brevetti (Epo) e dall’Agenzia internazionale dell’energia (Aie). Lo studio prende in considerazione i brevetti registrati nel mondo. La classifica mondiale vede al primo posto Unione Europea (28% del totale) e Giappone (24%), mentre gli Stati Uniti col 20% sono al terzo posto. E l’Italia? E’ il quinto Paese più innovativo in Europa, dietro a Germania (11% dei brevetti internazionali), Francia (6%), Paesi Bassi (3%) e Danimarca (1,4% circa, appena sopra al dato italiano). “La consistente introduzione di energia rinnovabile nel sistema elettrico – si legge nel Rapporto Energia 2021 di Srm – introduce due importanti sfide: la prima è assicurare comunque la sicurezza energetica per gli utenti finali, la seconda è stabilizzare la rete elettrica in modo da evitare disconnessioni di parchi eolici e campi solari quando c’è un forte surplus di FER e una bassa domanda”. Per raggiungere questi obiettivi c’è bisogno di massicci investimenti nell’efficientamento e nell’integrazione delle reti elettriche. La Commissione per l’Industria, la Ricerca e l’Energia (ITRE) del Parlamento europeo ha varato nel marzo 2021 la strategia dell’UE per l’idrogeno. L’Europa punta a diventare “verde” attraverso diverse azioni orientate alla diffusione dell’uso dell’idrogeno, ma è consapevole che questa transizione richiederà sforzi congiunti e sincronizzati da parte di operatori del settore e investitori. Tale scenario spinge allo sviluppo di competenze nuove e prelude alla crescita di occupazione di qualità nel settore. I processi e le tecnologie dell’idrogeno hanno bisogno di personale esperto delle varie competenze richieste ma che abbiano anche una visione complessiva delle filiere legate all’idrogeno, quindi in grado di gestire lo sviluppo di nuovi prodotti adatti all’inserimento nelle filiere principali delle catene del valore. È necessaria quindi la formazione di figure professionali dedicate, soprattutto nel settore ingegneristico, ri-qualificare il personale già formato, tramite iniziative di aggiornamento tecnologico e di life-long learning. Inoltre, occorre formare il personale degli Enti addetti al controllo, sicurezza ed autorizzazione.]]>

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Redazione del quotidiano di attualità economica "Il Mondo del Lavoro"

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