
Il giovedì europeo delle squadre italiane ha raccontato tre storie diverse, ma con un filo comune: la difficoltà a tradurre potenziale e occasioni in certezze consolidate. La Roma si è arresa a sé stessa, il Bologna ha tenuto botta ma senza brillare, mentre la Fiorentina ha sfruttato la disparità tecnica per costruire una vittoria convincente, seppur non ancora definitiva come prova di forza. Le italiane restano dunque bloccate in un limbo: capaci di sprazzi di qualità, ma ancora distanti dalla solidità necessaria per imporsi davvero in Europa.
Roma–Lille 0-1: Ozer eroe, Roma incapace di incidere
All’Olimpico, il tema principale non è stato il modulo, né i nomi, ma l’incapacità di incidere quando conta. La Roma ha avuto tre rigori — prima Dovbyk, poi Soulé — e nessuno è andato dentro. Tre tentativi respinti, un destino beffardo che ha il sapore della tragedia calcistica.
Dietro agli errori emerge un problema più profondo: non è solo questione tecnica, ma soprattutto mentale. Gasperini continua a parlare di continuità e identità, ma la squadra appare spesso in affanno, prigioniera di sé stessa. Il Lille, dal canto suo, ha trovato il gol nei primi minuti e ha costruito la partita su ordine e attenzione, sfruttando gli spazi concessi dai giallorossi.
Non è la prima volta che la Roma cade in casa per incapacità di costruire: il parallelo con la sconfitta col Torino è evidente, quasi un’eco che ritorna. La distanza tra le idee dell’allenatore e la resa in campo resta significativa. Il prossimo match con la Fiorentina sarà il vero banco di prova: dirà se la Roma è pronta a cambiare marcia o se resterà un progetto incompiuto.
Bologna–Friburgo 1-1: Skorupski salva il match, ma i limiti strutturali restano
Al Dall’Ara il Bologna ha portato a casa un pareggio che non può soddisfare, ma nemmeno essere letto come fallimento. Il Friburgo ha mostrato più idee, più intensità, più pericolosità, mentre i rossoblù hanno risposto con carattere, senza però trovare la lucidità necessaria per imporre la propria identità.
Skorupski è stato il migliore in campo: le sue parate hanno impedito che il passivo diventasse pesante. Ma la prestazione collettiva è rimasta incompleta: poche combinazioni efficaci davanti, confusione in fase di possesso avanzato e una prevedibilità che i tedeschi hanno letto con facilità.
Italiano lo aveva detto chiaramente: “dobbiamo alzare il livello”. Il dato che emerge con forza è la mancanza di concretezza: possesso palla e numero di tiri sono stati in linea con le medie casalinghe, ma la conversione in occasioni realmente decisive resta insufficiente.
Fiorentina–Sigma Olomouc 2-0: talento giovane e certezze ritrovate
Al Franchi la Fiorentina ha fatto valere una superiorità tecnica mai davvero in discussione. La differenza di livello con il Sigma Olomouc ha reso la gara poco probante sul piano competitivo, ma ha comunque offerto spunti importanti.
Senza Kean, fermato dalla squalifica, Pioli ha puntato sulla coppia Džeko–Piccoli: il giovane attaccante ha risposto presente, finalizzando l’assist perfetto di Ndour, protagonista anche del raddoppio che ha chiuso la partita. La Viola ha mostrato palleggio fluido, buona occupazione degli spazi e intensità costante, trasformando la disparità tecnica in una vittoria senza incertezze.
Il contesto, però, invita alla cautela: per misurare davvero la maturità europea servirà il test contro la Roma, reduce dalla caduta casalinga col Lille. Sarà lì che Pioli dovrà dimostrare se la Fiorentina può dare continuità alla sua identità anche contro un avversario di rango superiore.
Tre partite, tre racconti diversi, ma una lezione comune: in Europa non basta esserci, bisogna incidere. La Roma resta intrappolata nei propri limiti, il Bologna conferma di avere ancora un gap strutturale, mentre la Fiorentina si gode una vittoria che però vale solo come punto di partenza.
Ora la Serie A diventa subito il terreno della verità: la Roma contro la Fiorentina per dimostrare di poter rialzare la testa, il Bologna in casa col Pisa per non disperdere energie e concentrazione. La sensazione è chiara: chi vuole davvero competere in Europa deve dimostrarlo ogni tre giorni, non solo nelle notti di coppa.