45 visualizzazioni 4 min 0 Commenti

Roma efficace, Bologna coraggioso: la serata europea che spiega più del punteggio

A Ibrox la squadra di Gasperini firma una vittoria piena di mestiere e consapevolezza; al Dall’Ara, quella di Italiano domina anche in dieci ma non la chiude. Due partite diverse, un’unica direzione: identità.

Rangers – Roma: 0-2.
Roma, controllo e mestiere nel tempio del rumore

A Ibrox non si gioca mai una partita normale. Ma la Roma ci è entrata come se lo fosse.
Dopo due sconfitte europee consecutive, Gasperini ha scelto la via più sicura: ordine, ritmo misurato, applicazione.
E la risposta è stata da grande squadra.

Il gol di Soulé dopo tredici minuti — spizzata su corner, zona scozzese disattenta — ha messo la serata in discesa, quello di Pellegrini alla mezz’ora l’ha indirizzata definitivamente.
Da lì, la Roma ha fatto la cosa più difficile: gestire l’inerzia.
Niente frenesia, linee corte, esterni che rientrano, uscite pulite quando serviva.
I Rangers hanno provato una pressione più emotiva che tecnica, e la Roma li ha svuotati senza mai rischiare di farsi travolgere.

È il tipo di vittoria che non racconta il singolo, ma la struttura.
Anche senza Dybala e Ferguson, la squadra ha tenuto ritmo e forma, mostrando una maturità europea che non si improvvisa.
Soulé attacca con tempi perfetti il secondo palo, Pellegrini trasforma un possesso in un’azione, Cristante e Ndicka leggono tutto in anticipo.
È calcio semplice solo in apparenza: è calcio chiaro, e quindi efficace.

Bologna-Brann: 0-0
Bologna, un pareggio che pesa più di quanto sembri

All’apparenza, uno 0-0 col Brann non lascia tracce.
Ma dentro la partita c’è molto di più.
Espulsione di Lykogiannis dopo ventitré minuti, squadra in dieci per oltre un’ora, eppure: sedici tiri a nove, possesso 54%, undici calci d’angolo.
Sono numeri che raccontano non la frustrazione, ma la crescita.

Il Bologna ha continuato a giocare “da Bologna”: 4-2-3-1 fluido, esterni dentro al campo, terzini che spingono, riaggressione immediata.
Dopo il rosso, Italiano non ha chiesto ai suoi di sopravvivere: ha chiesto di restare sé stessi.
La squadra si è ricomposta in un 4-4-1 compatto, ma non passivo.
Ha scelto di tenere la palla invece di difendere a oltranza — segno di una mentalità europea che si sta formando.

Il problema, semmai, è stato l’ultimo terzo di campo: senza un riferimento fisico davanti, e con meno corse dentro, le azioni si sono spente sui cross.
Il portiere Dyngeland ha fatto il resto.
Alla fine resta la sensazione di una partita “dominata ma non vinta”, che vale comunque un punto utile e un segnale chiaro: il Bologna non dipende più dalle circostanze per esistere dentro la partita.

 

Due fotografie della stessa direzione

La serata europea del 7 novembre mette insieme due momenti di crescita diversi ma complementari.
La Roma è già una squadra europea compiuta: sa come si vince fuori casa, come si gestisce il ritmo e come si difende il vantaggio.
Il Bologna lo sta diventando: sa tenere il controllo, sa cosa vuole fare, ma deve ancora trasformare il volume in punteggio.

Nel maxi-girone dell’Europa League, queste sfumature contano.
Perché oggi il calcio italiano non sta solo tornando competitivo: sta tornando leggibile, riconoscibile, coerente.
E, in un continente dove quasi tutto è rumore, avere un’idea chiara resta la forma più solida di modernità.

Avatar photo
Autore - Articoli pubblicati: 22

Studente di Giurisprudenza, con esperienza amministrativa e interesse per ambito legale, aziendale e risorse umane.

Scrivi un commento all'articolo