
Dopo mesi di smarrimento, l’Italia si gioca contro Israele una fetta importante del suo futuro mondiale. Il cammino azzurro verso la qualificazione al Mondiale 2026 non è stato lineare: una prima parte di percorso segnata da risultati altalenanti e un’identità tattica confusa, eredità delle difficoltà che avevano accompagnato la fine dell’era Spalletti. L’arrivo di mister Gattuso ha però impresso una svolta netta, restituendo compattezza, intensità e spirito di squadra.
L’ex tecnico di Napoli e Valencia ha ereditato un gruppo sfiduciato, incapace di imporre ritmo e personalità. In poche settimane, lavorando su concetti semplici ma chiari, ha trasformato la Nazionale in un collettivo più riconoscibile. L’Italia di Gattuso non è solo grinta e corsa, ma anche ordine e consapevolezza tattica.
Un 3-5-2 di necessità, ma dal volto propositivo
L’assenza di Moise Kean ha spinto il commissario tecnico ad abbandonare il consueto 4-4-2, optando per un 3-5-2 “di emergenza”. Una scelta forzata, ma che ha finito per valorizzare la solidità della linea difensiva e la qualità dei centrocampisti. L’assetto con tre centrali e quinti di gamba ha permesso all’Italia di accorciare in avanti e di esercitare un pressing asfissiante, marchio di fabbrica del nuovo corso.
Pur con un modulo più prudente sulla carta, il calcio di Gattuso si è rivelato più propositivo e concreto di quello visto sotto Spalletti. Gli azzurri cercano costantemente l’anticipo, forzano l’errore avversario e verticalizzano con maggiore rapidità. Un atteggiamento aggressivo che ha restituito fiducia e senso di appartenenza: l’Italia ha ritrovato la fame e il coraggio di dominare la partita, indipendentemente dall’avversario.
Ma il vero salto di qualità è stato mentale. Gattuso ha insistito sul gruppo, sulla responsabilità individuale, sull’idea che ogni pallone vada trattato come fosse l’ultimo. È una Nazionale che non brilla ancora per continuità, ma che ha finalmente un’anima. Nelle ultime uscite, si è vista una squadra più corta, più lucida nelle scelte e capace di soffrire insieme.
Gli scenari della qualificazione: tra primo posto e rischio playoff
La vittoria di questa sera contro Israele ha riacceso in modo concreto le speranze mondiali dell’Italia. Con i tre punti conquistati, gli Azzurri restano pienamente in corsa per il primo posto nel girone, che garantirebbe l’accesso diretto al Mondiale 2026. Ora lo scenario è chiaro: se la Norvegia dovesse inciampare contro l’Estonia, l’ultima giornata diventerebbe una vera e propria finale tra Italia e Norvegia. In caso di successo in quello scontro diretto, la Nazionale di Gattuso chiuderebbe al comando del gruppo, conquistando così il pass per il Mondiale senza passare dai playoff.
Se invece gli azzurri dovessero chiudere secondi, si aprirebbe il percorso più tortuoso. I playoff europei mettono di fronte le dodici migliori seconde dei gironi e quattro squadre provenienti dalla Nations League, per un totale di sedici contendenti. Le nazionali vengono suddivise in quattro percorsi, ciascuno con semifinale e finale secca: solo tre sopravvivono e volano al Mondiale.
Ad oggi, oltre all’Italia, potrebbero rientrare tra le partecipanti Turchia, Ucraina, Ungheria, Macedonia del Nord, Albania, Scozia, Polonia, Slovacchia, Kosovo, Repubblica Ceca e Bosnia. Dalla Nations arriverebbero invece Galles, Svezia, Romania e Irlanda del Nord.
Considerando l’attuale ranking FIFA, l’Italia si collocherebbe in prima fascia con Turchia, Ucraina e Polonia. In seconda fascia figurerebbero squadre come Scozia, Ungheria, Slovacchia e Repubblica Ceca, mentre la terza comprenderebbe Macedonia del Nord, Bosnia, Albania e Kosovo. Infine, in quarta fascia, le provenienti dalla Nations League: Svezia, Galles, Irlanda del Nord e Romania.
In semifinale, gli azzurri affronterebbero una delle squadre della quarta fascia – quindi una tra Svezia, Galles, Irlanda del Nord o Romania – mentre in un’eventuale finale potrebbero incrociare una rivale di seconda o terza fascia. Un cammino breve ma senza margini d’errore, dove un singolo episodio può decidere un intero ciclo.
Una speranza che rinasce
Dopo anni di incertezze, la Nazionale è tornata a somigliare a se stessa: combattiva, orgogliosa, viva. Gattuso non ha ancora completato l’opera, ma ha riacceso qualcosa che sembrava perduto.
Il Mondiale 2026 non è ancora vicino, ma oggi l’Italia ha di nuovo la sensazione – e la convinzione – di poterci arrivare con le proprie forze.