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Serie A: weekend di colpi di scena tra big match, conferme e nuove ambizioni

La Serie A regala un’altra giornata vibrante, caratterizzata da sfide ad alta intensità e ricche di spunti tattici. Dal big match tra Inter e Juventus al ritorno di fiamma del Napoli fino alla vittoria cinica del Milan, il campionato sembra entrare in una fase decisiva che mette in luce fragilità, ambizioni e nuovi protagonisti.

Fiorentina – Napoli: dominio azzurro, intensità e fame da vertice

La sfida del Franchi è stata una dimostrazione di forza del Napoli. La squadra di Conte ha aggredito la partita fin dal primo minuto, mettendo la Fiorentina alle corde con un pressing feroce e una fame che ha ricordato i momenti migliori della scorsa stagione. Nei primi venti minuti i viola non hanno praticamente visto palla: ogni linea di passaggio era oscurata, ogni tentativo di costruzione annullato. Il doppio vantaggio azzurro è arrivato come conseguenza naturale di una pressione asfissiante e di una lucidità offensiva sorprendente per inizio stagione.

La prima fase di gara ha visto il Napoli muoversi come un blocco unico: difesa altissima, centrocampo compatto e immediata verticalità al recupero. In particolare Lobotka ha dettato i tempi con la consueta intelligenza, fungendo da punto di equilibrio sia in fase di riconquista sia nella gestione del pallone. È lui il manifesto del calcio voluto da Conte: non solo regia, ma anche lettura preventiva e continuità nel pressing.

Davanti, l’esordio di Højlund ha cambiato volto all’attacco. Il danese ha impressionato per la capacità di proteggere palla spalle alla porta, resistere ai contrasti e aprire spazi per gli inserimenti. Le sue combinazioni con De Bruyne, libero di muoversi sulla trequarti e rifinire in verticale, hanno dato subito l’impressione di un’intesa naturale. Una coppia potenzialmente devastante, perché fonde fisicità, velocità e qualità tecnica.

Fondamentale anche la prestazione di Politano, sempre più totale: in alcuni momenti quinto a tutta fascia, in altri esterno alto capace di creare superiorità con dribbling e scambi veloci. La sua capacità di adattarsi alle diverse fasi di gioco è stata un’arma preziosa per mantenere alta l’intensità.

Dietro, gara solidissima di Buongiorno, che ha vinto quasi tutti i duelli con Kean, e di Beukema, autore anche del gol del 3-0 che sembrava aver chiuso la partita. Solo nel finale, complici i cambi e un calo d’intensità, il Napoli ha sofferto, subendo il gol della Fiorentina su palla inattiva con un Milinković colpevole nel leggere la traiettoria.

La prova complessiva però racconta di una squadra affamata e compatta, che vuole confermarsi al vertice. Conte ha chiesto alla vigilia la capacità di reggere ai primi momenti di stress della stagione, con impegni ravvicinati che metteranno alla prova la tenuta fisica e mentale. La risposta di Firenze, al netto del calo nel finale, è quella di un Napoli che ha gli strumenti e la mentalità per restare protagonista

 Juventus – Inter: i bianconeri vincono, ma le crepe restano

Il “Derby d’Italia” ha regalato emozioni e colpi di scena, ma soprattutto ha mostrato con chiarezza i punti di forza e le fragilità delle due squadre. L’Inter ha costruito di più, ha gestito il pallone e ha cercato di imporre il proprio gioco, mentre la Juventus ha preferito abbassarsi in un blocco compatto, colpendo nelle ripartenze e sfruttando la qualità dei singoli.

La differenza l’ha fatta Kenan Yıldız, il migliore in campo e vero faro offensivo dei bianconeri. Si è mosso tra le linee con grande lucidità, creando costantemente superiorità e mostrando non solo talento tecnico, ma anche intelligenza senza palla: pressing mirato, scelte sempre corrette e quella cattiveria sotto porta che lo rende già un leader in prospettiva. All’opposto, Dusan Vlahović è rimasto quasi ai margini del gioco, servito pochissimo e mai realmente incisivo.

Le reti hanno avuto dinamiche diverse ma un filo comune: la complicità di Yann Sommer, apparso incerto sia sul tiro di Yıldız che sull’iniziativa di Adžić, subentrato con profitto su intuizione di Tudor. In mezzo, lo spettacolare stacco aereo di Khéphren Thuram, che ha risposto da protagonista al fratello Marcus, autore dell’altro gol. Khéphren è stato uno dei migliori della serata: equilibrio tra interdizione e strappi in conduzione, sempre nel vivo dell’azione.

Dal lato nerazzurro, poche luci. Marcus Thuram ha provato a legare il gioco, soprattutto dopo l’uscita di Lautaro, troppo evanescente. Qualche buona iniziativa di Bastoni in avvio e la discreta gestione in possesso di Akanji non sono bastate a compensare la sensazione di una squadra disordinata nei ripiegamenti e poco cattiva negli uno contro uno. Dumfries ha provato a incidere senza però riuscire a fare la differenza, mentre l’ingresso di Dimarco ha portato vivacità che sarebbe stata utile dall’inizio.

L’impressione è che l’Inter abbia fatto più gioco, ma senza la mentalità e la solidità necessarie per trasformare la supremazia in risultati concreti. La Juventus, pur conquistando tre punti pesantissimi, ha mostrato limiti strutturali: squadra troppo bassa, che concede campo e non sempre difende bene l’area. Vittoria di carattere, ma non ancora la prova di forza di chi punta con decisione al titolo.

Milan – Bologna: vittoria di solidità, meno brillantezza ma tanta concretezza

Il Milan supera il Bologna con un 1-0 che racconta soprattutto della solidità ritrovata dai rossoneri. È stata una gara intensa, fisica, giocata su ritmi alti e con tanti duelli in mezzo al campo. La squadra di Vincenzo Italiano ha provato a imporre il proprio palleggio, chiudendo a tratti il Milan nella propria metà, ma senza riuscire a creare reali pericoli nell’ultimo terzo.

I rossoneri hanno risposto con ordine: blocco basso ben organizzato, alternato a momenti di pressing alto che hanno impedito al Bologna di costruire pulito. Fondamentale la regia di Luka Modrić, autentico metronomo capace di scegliere sempre la giocata giusta e dare equilibrio alla manovra. Attorno a lui hanno inciso la forza nelle conduzioni di Rabiot e la fisicità di Loftus-Cheek, che hanno aperto spazi per le ripartenze.

Il Milan ha attaccato soprattutto in transizione, portando sempre molti uomini e creando diverse occasioni, colpendo ben quattro legni. In avanti resta il tema della fiducia di Giménez, che fatica a sbloccarsi: il palo colpito a tu per tu con Skorupski ne è l’emblema.

Dalla panchina sono arrivati segnali importanti: Pulisic ha sfruttato lo spazio in velocità con la sua tecnica, mentre Nkunku ha offerto lampi di qualità nello stretto, procurandosi anche un rigore poi annullato dal VAR.

Sul piano difensivo, il Milan ha dato una delle migliori prove stagionali: linea compatta, coperture preventive puntuali e concentrazione nei momenti decisivi. Una vittoria che non brilla per spettacolo, ma che testimonia una squadra più matura, capace di difendere bene e colpire con cinismo.

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Autore - Articoli pubblicati: 11

Studente di Giurisprudenza, con esperienza amministrativa e interesse per ambito legale, aziendale e risorse umane.

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