29 visualizzazioni 7 min 0 Commenti

Dal ritmo di Lisbona al rigore di San Siro: la 6ª giornata di Champions League

Il Benfica toglie il respiro ad un Napoli a corto di energie fisiche e mentali , la Juventus si libera solo alla distanza, l’Atalanta resta fedele a se stessa contro il Chelsea, il Liverpool aspetta l’attimo giusto a San Siro, tra non poche polemiche “da var”.

BENFICA-NAPOLI 2-0: il ritmo come arma

Benfica–Napoli, al Da Luz, finisce 2–0, con una sensazione netta: il Napoli non è mai davvero entrato nella partita, soprattutto nei primi 20 minuti l’approccio è stato davvero sufficiente. Reduce da un ciclo di scontri diretti e partite molto intense, a corto di alternative in mezzo al campo, la squadra è risultata stanca e poco brillante nelle scelte sbagliando tantissimo anche tecnicamente.

Il Benfica sceglie quando accelerare e quando togliere ossigeno alla manovra di Conte. Il primo gol nasce al 20’: Rios colpisce da distanza ravvicinata dopo una gestione sbagliata dell’uscita azzurra, punendo un Napoli che era ancora in fase di “studio”, non di aggressione. Il secondo, al 49’, arriva da sinistra: ancora Rios che si inserisce, ancora una volta la difesa azzurra costretta a rincorrere e Barreiro che chiude l’azione con un tocco di pura coordinazione.

Non è una squadra che travolge, è una squadra che progetta gli spazi che l’avversario lascerà: seconde palle, transizioni, ampiezza gestita con lucidità. Il problema del Napoli non è solo subire 2 gol: è non costruire nulla di realmente pericoloso nel primo tempo. La media di gol subiti in Champions resta alta, e di conseguenza la differenza reti a -5.

Napoli che con 7 punti in classifica resta in bilico per la qualificazione ai playoff, con due partite rimanenti.

 

JUVE-PAFOS 2-0: il pragmatismo juventino

Juventus–Pafos è un altro tipo di laboratorio. Qui non c’è una squadra “dominante” dal punto di vista del controllo emotivo, almeno non per tutta la partita. Il 2–0 con firme di McKennie (67’) e Jonathan David (72’) arriva dopo un primo tempo in cui la Juventus, pur superiore, trasmette insicurezza.

Il dato grezzo dice che i bianconeri gestiscono più pallone, costruiscono più passaggi, producono più tiri. Ma la partita resta bloccata perché la differenza non è tecnica, è emotiva. La Juve sembra incapace di trasformare il proprio vantaggio territoriale in vantaggio sostanziale.

Il gol di McKennie è lo spartiacque: riceve defilato da Cambiaso, si gira in uno spazio stretto e conclude con decisione. È una giocata che non vive di estetica, ma di funzionalità: il gesto giusto nel punto esatto del campo in cui il Pafos si era finalmente allungato. Poco dopo, David chiude la questione con un’azione che sembra allenata: combinazione, controllo, finalizzazione pulita. In pochi minuti, la Juventus passa da squadra bloccata a squadra risolta.

Non vince perché “gioca meglio” nel senso romantico del termine. Vince perché, quando la partita le offre due finestre di lucidità, le sfrutta senza esitare. È il pragmatismo come forma di sopravvivenza europea.

 

ATALANTA-CHELSEA 2-1: la rimonta come dichiarazione di identità

Atalanta–Chelsea, 2–1, è quasi un manifesto. Andare sotto nel punteggio al 25’ con il gol di João Pedro su cross di Reece James, per molte squadre, significherebbe stravolgere l’impianto di gioco, cambiare atteggiamento, cercare scorciatoie. L’Atalanta no. Resta riconoscibile.

Il pareggio di Scamacca al 55’, di testa su servizio di De Ketelaere, è il prodotto di un lavoro lungo, non di un lampo isolato. Nel secondo tempo, il belga cresce fino a diventare il giocatore che crea il maggior numero di occasioni della partita. Mentre il Chelsea si “abbassa” lentamente, rinunciando a qualche metro di campo, l’Atalanta continua a muovere palla e uomini come se nulla fosse cambiato, se non la consapevolezza che gli spazi ora esistono.

All’83’ arriva il 2–1: conclusione di De Ketelaere deviata da Cucurella. L’episodio è fortunoso solo in parte. Dietro quella deviazione c’è una sequenza di scelte coerenti: insistenza sul lato debole, gestione delle seconde palle, ricerca sistematica del tiro da zone centrali. Gli 1.7 abbondanti di expected goals contro l’1.2 circa del Chelsea non raccontano una rimonta casuale, ma la superiorità nella lettura progressiva della partita. Palladino non chiede ai suoi di cambiare, chiede di continuare – meglio.

 

INTER-LIVERPOOL 0-1: il rigore come sintesi

Inter–Liverpool finisce 0–1, con il rigore trasformato da Szoboszlai all’88’. È facile ridurre tutto a quell’episodio. In realtà, quel rigore è la sintesi perfetta della serata.

L’Inter tiene il campo, costruisce fasi di possesso pulite, gestisce le uscite difensive con ordine. Ma fa fatica a generare occasioni realmente pesanti. Il Liverpool, dal canto suo, non travolge: lavora ai fianchi la partita, accumula piccoli vantaggi posizionali, muove il pallone con pazienza nell’ultimo terzo. Szoboszlai diventa il terminale di questa continuità: è lui che tocca più volte palla nelle zone decisive, è lui che crea occasioni, è lui che prende in mano la responsabilità dell’episodio finale.

La trattenuta di Bastoni su Wirtz non è clamorosa, ma è sufficiente. È il gesto fuori tempo in una gara in cui l’Inter aveva bisogno, più di tutto, di restare dentro i propri automatismi fino al 90’. Il Liverpool non “rapina” la partita: la porta dalla sua parte aspettando che la squadra di Inzaghi commetta l’unico errore che non poteva permettersi.

 

LA CLASSIFICA DELLE ITALIANE

L’Atalanta occupa il terzo posto della classifica con 13 punti, frutto di 4 vittorie, 1 pareggio e 1 sconfitta. Otto gol segnati, sei subiti, differenza reti +2.

Inter al Quinto Posto: La Difesa Straordinaria Non Basta Quando il Finale Arriva

L’Inter occupa il quinto posto con 12 punti, stessa quota del Liverpool ma posizionata inferiormente per scontri diretti. Quattro vittorie, zero pareggi, due sconfitte.

Juventus a 9 punti dopo 5 partite: 1 vittoria, 3 pareggi, 1 sconfitta.

Napoli al 22° Posto: La Fragilità Offensiva Come Destino

Napoli a 7 punti dopo 5 partite: 2 vittorie, 1 pareggio, 2 sconfitte. Sei gol segnati, 11 subiti, differenza reti di -5.

Avatar photo
Autore - Articoli pubblicati: 31

Studente di Giurisprudenza, con esperienza amministrativa e interesse per ambito legale, aziendale e risorse umane.

Scrivi un commento all'articolo