Napoli – Juve 2-1: notte magica al Maradona e fine anno da imbattuti in casa per il Napoli
Allo stadio Maradona va in scena una delle partite più importanti dell’anno per il Napoli. Napoli–Juventus non è solo calcio: è rivalità allo stato puro, è lotta di potere, è Davide contro Golia, il servo contro il padrone, come la storia ha quasi sempre raccontato. Per decenni la Juventus è stata il gigante imbattibile, il club dominante; il Napoli, la sfidante, l’outsider romantica che provava a ribaltare un destino già scritto.
Oggi, però, i ruoli sembrano essersi invertiti.
Il Napoli arriva alla sua ultima partita casalinga del 2025 con un dato impressionante: 13 vittorie, 3 pareggi e 0 sconfitte, striscia che in città non si vedeva da quasi quarant’anni. E quale test migliore per difenderla, e quale avversaria peggiore, se non la Juventus? I bianconeri cercano di riprendersi ciò che per anni è stato “casa loro”, posizioni e prestigio inclusi. Anche mister Conte.
La rivalità non vive solo nelle curve e nei ricordi, ma anche nelle panchine. Da una parte Antonio Conte, simbolo della Juventus, ora condottiero del Napoli scudettato 2024/25. Dall’altra Luciano Spalletti, l’uomo che ha riportato lo scudetto a Napoli dopo 33 anni, oggi chiamato a rianimare una Juve smarrita e senza identità.
Un ribaltamento di ruoli quasi teatrale: il gigante di ieri è fragile oggi, la squadra un tempo debole è diventata una potenza.
Il Maradona è una bolgia: atmosfera da grande evento, le curve in estasi. Passano sette minuti e il Napoli colpisce: Neres anticipa Koopmeiners e lancia Højlund, che taglia alle spalle del difensore juventino e fa esplodere lo stadio. 1-0 e delirio.
La Juventus crolla psicologicamente. Il piano gara di Spalletti era chiaro: niente punta, densità e ripartenze affidate a Coinceição e Yıldız. Ma non funziona: nessun tiro nello specchio, e le poche conclusioni tutte da fuori. Il Napoli invece sfiora più volte il 2-0: un palo, un riflesso di Di Gregorio e un paio di salvataggi disperati tengono vivi i bianconeri.
La ripresa è più tattica. Conte protegge il risultato, Spalletti rischia di più. Il pareggio arriva con una giocata splendida del talentuoso turco: diagonale secco, Milinković-Savić immobile.
Ma la risposta del Napoli è immediata: energia, spinta emotiva, un Maradona incandescente. Il gol vittoria arriva puntuale, in un finale di carattere e consapevolezza.
Il dato va aggiornato: 14 vittorie, 3 pareggi e 0 sconfitte al Maradona nel 2025.
E soprattutto: 7 vittorie consecutive in casa contro la Juventus.
Forse il mito di Davide contro Golia non vale più. Forse le gerarchie sono cambiate.
Forse, oggi, è il Napoli il gigante, e la Juventus la squadra che prova a scalare la montagna.
Mercoledì la Champions chiama: il Napoli vola a Lisbona per una sfida da dentro o fuori col Benfica; la Juve ospita il Pafos per la stessa posta in palio.
Vedremo se le italiane sapranno avanzare. E se questa Juventus riuscirà davvero a rialzarsi.
Inter – Como 4-0: dominio nerazzurro e lezione per il Como
Chivu contro Fàbregas ha il sapore di una vecchia serata di Champions: due stelle del calcio internazionale che si affrontano da anni, prima in campo e ora in panchina. E infatti questa non è la loro prima sfida: già lo scorso anno Parma e Como avevano dato vita a confronti equilibratissimi, in cui la parola chiave era proprio “equilibrio”.
Quest’anno, però, lo scenario è tutt’altro. Sono diversi i contesti, diversi gli obiettivi e, soprattutto, diversi i giocatori a disposizione: Chivu oggi può contare su campioni veri, quelli che a Parma mancavano, per prestigio e per ambizione.
Dal punto di vista tattico, il match si trasforma in un vero massacro psicologico. Il Como è abituato a gestire il pallone, a costruire dal basso con uno stile quasi “guardioliano”, partendo sempre dal portiere. Ma l’Inter lo sa e prepara il piano partita perfetto: pressing asfissiante sulla prima costruzione avversaria e una quantità impressionante di errori forzati. Il risultato? Un primo tempo che racconta 3 grandi occasioni per i nerazzurri e 0 per gli ospiti, nonostante il possesso palla premi i comaschi. Ma si sa: il possesso racconta molto, ma non tutto.
Si va al riposo sull’1-0, ma la partita a scacchi tra i due mister non si interrompe. Fàbregas conosce i limiti offensivi della sua squadra e prova a rimediare affidandosi al gioiellino senegalese Diao. L’impatto è buono, un paio di occasioni nei primi minuti, ma dura poco: il Como si spegne, travolto dalla pressione interista.
Il punteggio finale, 4-0, mette tutto in chiaro: pressione, cinismo e pulizia tecnica sono le tre colonne su cui si sta costruendo l’Inter di Chivu.
L’xG dice 1.42 a 1.02, ma il dato va letto: 6 grandi occasioni create dai nerazzurri contro l’unica vera degli ospiti. Numeri che raccontano meglio di qualsiasi commento quanto questa Inter sappia creare, dominare e finalizzare con uomini di ogni reparto.
E stasera un’altra notte di Champions attende San Siro: arrivano i campioni d’Inghilterra del Liverpool. Nonostante la crisi dei Reds, il calcio inglese ha sempre qualcosa da dire. Ma un’Inter così non teme nessuno e guarda decisa alla vetta del girone europeo.
Cagliari – Roma 1-0: Nicola trascina, Gasperini affonda
Cagliari–Roma non è mai una partita banale. Il legame tra le due società passa attraverso figure che hanno segnato la storia di entrambi i club: Bruno Conti e suo figlio Daniele, bandiere rispettivamente di Roma e Cagliari, ma anche allenatori come Claudio Ranieri, capace prima di guidare i rossoblù alla salvezza e poi di riportare entusiasmo nella Capitale.
Storie intrecciate, sì, ma con esigenze oggi profondamente diverse: il Cagliari deve fare punti per restare agganciato alla lotta salvezza, mentre la Roma non può permettersi un passo falso se vuole restare vicina al primo posto ed evitare che la sconfitta con il Napoli diventi l’inizio di una pericolosa discesa.
Quella che va in scena all’Unipol Domus è una partita avvincente… ma solo da un lato. Il Cagliari è indemoniato: per 90 minuti aggredisce ogni pallone, limita qualsiasi tentativo di costruzione della Roma e recupera palla anche sul filo della linea laterale, rischiando interventi duri ma mostrando fame, intensità e voglia.
La qualità non manca, e infatti il gol che sblocca la gara nasce da un corner battuto da Esposito e dal tiro palo-gol di Gaetano. La Roma, al contrario, non sembra mai davvero in partita: confusa, nervosa, incapace di reagire.
Il quadro complessivo è uno dei più limpidi dell’intero weekend:
- xG: 1.80 – 0.36
- Tiri totali: 15 – 6
- Tiri in porta: 8 – 2
Numeri che certificano una superiorità netta, sorprendente se si considera il divario tecnico che, alla vigilia, rendeva la Roma favorita quasi ovunque.
Per i giallorossi questo ko rischia di pesare più dei semplici tre punti persi. La squadra ha ora bisogno di ritrovare identità e fiducia, e dovrà farlo in fretta: solo così questa sconfitta potrà restare una scena isolata all’interno di un copione molto più bello, capace di restituire entusiasmo e sorrisi ai propri tifosi.
Lazio – Bologna 1-1: Provedel e Ravaglia protagonisti, la festa per Immobile apre la serata
All’Olimpico non va in scena una partita qualunque: è un momento di abbraccio, saluto e ricordo per un fratello, un amico, un simbolo come Ciro Immobile. Dopo 560 giorni dall’ultima presenza in maglia biancazzurra, Ciro torna a Roma da avversario, ma riceve il bentornato che merita.
Il tributo è inevitabile:
- Miglior marcatore della storia della Lazio con 207 gol
- Miglior marcatore laziale in Serie A (169 gol)
- 4 volte capocannoniere della Serie A (2017-18, 2019-20, 2021-22, 2023-24)
- Scarpa d’Oro 2020
- Primo italiano a vincere il titolo di capocannoniere per quattro volte
- 100 gol in trasferta in Serie A, record italiano
Numeri che spiegano da soli l’amore viscerale tra Immobile e la sua gente: oggi è ricordato e celebrato come uno dei più grandi bomber italiani di sempre.
Ma dopo l’emozione, si torna al calcio giocato.
La Lazio, che sembra aver ritrovato la propria identità, anche grazie alla recente “vendetta” sul Milan in Coppa Italia, affronta un Bologna che, nonostante lo scivolone con la Cremonese, resta una delle squadre più brillanti e continue della Serie A.
Le aspettative vengono confermate e superate: il match è divertimento puro, con continui ribaltamenti di fronte, intensità altissima e quattro grandi occasioni nei primi trenta minuti. Chi osserva senza tifo si gode lo spettacolo, chi tifa rischia il cuore a ogni ripartenza.
I protagonisti assoluti sono i portieri: Provedel e Ravaglia trasformano la partita in una sfida parallela fatta di interventi decisivi, riflessi felini e parate che tengono in equilibrio il risultato. I due gol arrivano quasi in modo “sporco”, più casuali rispetto ad altre occasioni limpide cancellate dai due estremi difensori.
Una partita avvincente, intensa, a tratti nervosa: tanti falli, diversi cartellini, che si chiude con un risultato giusto per quanto visto in campo. Un pareggio che non rilancia né penalizza nessuna delle due squadre, lasciandole esattamente dove sono: in corsa, ma ancora alla ricerca dello slancio decisivo per spiccare il volo.
Torino – Milan 2-3: Pulisic da sogno e Milan in vetta
In un freddo lunedì sera il Milan arriva all’Olimpico di Torino con la voglia e la necessità di ritrovare la vittoria, dopo la battuta d’arresto in Coppa Italia contro la Lazio che l’ha estromesso dal torneo e che permette ora ad Allegri di concentrarsi esclusivamente sul campionato. I rossoneri cercano un successo che in casa del Torino manca da quattro anni, da quel celebre 0-7 firmato da protagonisti e da un’identità di gioco oggi molto lontani.
Allegri affronta Baroni con un undici in piena emergenza, e la partita si mette subito in salita: dopo 17 minuti il Milan è già sotto 2-0. Di solito, in questi scenari, rialzarsi è quasi impossibile, soprattutto per una squadra che in trasferta, in tutta la stagione, aveva segnato più di un gol solo in un’occasione. Tutto lascia presagire una disfatta, invece la reazione arriva. La rimonta parte proprio dagli uomini di Allegri: Rabiot accorcia le distanze e riapre il match, anche se l’infortunio di Leao sembra spegnere l’inerzia positiva.
Ma il secondo tempo ha un volto completamente diverso: quello di Christian Pulisic. Lo statunitense, “Capitan America”, entra al 66°, debilitato da uno stato febbricitante che aveva messo in dubbio la sua presenza, e in pochi secondi ribalta l’inerzia della sfida. Prima segna il gol del 2-2, poi trascina la squadra fino alla rimonta completa. Una prestazione da leader vero, che cambia radicalmente l’atteggiamento dei compagni.
I numeri fotografano perfettamente l’evoluzione del match: nel primo tempo l’xG recita 0.85 – 0.23 a favore del Torino; nella ripresa, invece, il dato si ribalta in modo netto: 0.13 – 1.68 per il Milan. La rimonta da 2-0 è un’impresa rara in Serie A, e testimonia la mentalità di una squadra che sa vincere anche nei momenti più difficili.
Il Milan torna in vetta, rispondendo al successo del Napoli, e si prepara al lunch match di domenica contro il Sassuolo. Dall’altra parte, il Torino incassa l’ennesima sconfitta, forse la più dolorosa per modalità, e sabato proverà ad allungare sulla zona retrocessione contro la Cremonese.
La corsa scudetto si accende sempre di più: Milan, Napoli e Inter sono le protagoniste di un campionato equilibratissimo, ricco di colpi di scena e destinato a regalare emozioni fino all’ultimo.

