Se non valorizza i propri laureati, l’Italia non potrà mai ripartire. E’ il pensiero che arriva quando si constata che il nostro è il Paese europeo in cui i lavoratori con meno di 35 anni in possesso di una laurea riportano il tasso di occupazione più basso. Le persone in questa condizione faticano a trovare un lavoro anche a distanza di 3 anni dal conseguimento della laurea.
Ma perché? Le cause dietro questo fenomeno sono diverse. La prima è che non è solo l’occupazione dei laureati a essere la più bassa d’Europa, ma anche l’occupazione dell’intera popolazione italiana. In Italia il 60% della popolazione attiva è occupata contro la media europea del 75%.
Ma c’è di più. Per capire il motivo dietro a questo dato così allarmante bisogna guardare anche ai posti di lavoro vacanti, che in Italia sono il 2% del totale. Perché con così tanti posti di lavoro vuoti che nessuno occupa in settori ad alta specializzazione i laureati non riescono a trovare lavoro?
La risposta sta nel mancato allineamento tra le competenze richieste dal mercato del lavoro e le competenze ottenute durante un percorso di formazione. Questo fenomeno si chiama “skills mismatch” e in Italia riguarda 4 lavoratori su 10.
Gli esperti del tema invitano a porre l’attenzione sulla struttura dei percorsi universitari. Infatti, un altro dato allarmante è che siamo il Paese europeo con il minor numero di laureati (28% della popolazione tra i 25 e i 34 anni contro la media europea del 42%).
Il fatto che i laureati siano pochi e non trovino lavoro è il sintomo di un dialogo troppo debole tra università e imprese. Eccetto casi sporadici, le università faticano a rinnovare i percorsi formativi in modo significativo e questo si traduce in una debole trasversalità e integrazione con la realtà al di fuori delle aule.
La sfida delle università di oggi, quindi, è trovare un modo di venire incontro alle esigenze del mercato del lavoro senza impoverire la varietà dei percorsi formativi. Per farlo, sempre più atenei stanno mettendo in discussione la struttura verticale delle proprie offerte formative per agevolare il dialogo tra discipline diverse e formare lavoratori più in linea con quello che il mercato del lavoro cerca.