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I giovani laureati che vanno a lavorare all’estero guadagnano quasi il doppio

Incrociando i dati Istat, Almalaurea, Unesco e Svimez, viene fuori un esorbitante +41,8%

Nell’ultimo rapporto sulle migrazioni dell’Istat, si evince che tra il 2012 e il 2021 sono stati circa un milione gli italiani che hanno deciso di lasciare l’Italia. Di questi, un quarto aveva una laurea. Ogni anno, incrociando i dati Istat con quelli del ministero dell’Università, si può affermare che fa le valigie per l’estero tra il 5 e l’8% dei giovani altamente formati.

Un numero rilevante che si giustifica con un dato emblematico ricavato dagli studi di Istat, Almalaurea, Unesco e Svimez: i nostri laureati che lasciano l’Italia per lavorare all’estero guadagnano in media ben il 41,8% in più. Più precisamente, la retribuzione media mensile netta a 1 anno dalla laurea è di 1384 euro in Italia e 1963 euro fuori confine. A cinque anni dalla laurea, la forbice si divarica ancora di più: il guadagno medio nel Bel Paese è 1599 euro e 2352 euro all’estero.

Naturalmente, si tratta di stipendi netti nominali, vale a dire che non tengono conto del costo della vita dei singoli Paesi. Tuttavia, non si può tralasciare il fatto che in Italia gli stipendi non crescono da almeno 20 anni a causa di una produttività stagnante e della mancata crescita economica.

Per dare un quadro della situazione, per capire come si traduce tutto questo nel vivere quotidiano, si può far riferimento a una elaborazione di dati Irpef 2023 e di Immobiliare.it da cui viene fuori che un affitto di un appartamento di 45 metri quadrati a Firenze, ad esempio, prosciuga ben il 72% di un reddito mensile medio; a Bologna il 62%; a Napoli e Venezia il 61%; a Milano il 60%; a Roma il 53%; a Bari il 46%. Ma anche in provincia le cose non vanno meglio: a Rimini, per pagare l’affitto, serve il 56% dello stipendio, a Prato il 54% a Ravenna il 47%.

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Redazione - Articoli pubblicati: 842

Redazione del quotidiano di attualità economica "Il Mondo del Lavoro"

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