Oggi è un giorno particolare per il Pnrr: il 4 aprile 2024 segna il fatto che mancano esattamente mille giorni alla scadenza del 30 giugno 2026, data ufficiale di chiusura dei lavori. Ora, al netto di proroghe di cui già si discute e su cui si dovrà esprimere la nuova Commissione Europea, a che punto è la situazione?
L’Osservatorio Recovery Plan dell’Università di Tor Vergata sancisce che sono in corso di realizzazione 121mila progetti su cui lavorano 126 mila soggetti attuatori affiancati da 11.581 soggetti subattuatori. Inoltre, ci sono 69.867 procedure di gara avviate per un totale di 42,9 miliardi di spesa, un dato che dovrebbe accelerare presto visto che il decreto Pnrr quater prevede una stretta nell’aggiornare la piattaforma ReGis sullo stato di avanzamento degli interventi.
Fatto sa che il 2024 è l’anno cruciale per il piano europeo di investimenti arrivato in seguito alla pandemia. Il Governo è impegnato nell’ennesimo negoziato sull’assessment relativo agli obiettivi della seconda metà del 2023 da cui dipende il via libera al pagamento dei 10,6 miliardi della quinta rata chiesta dall’Italia il 29 dicembre.
Fin qui, le tappe formali del cronoprogramma sono tutte state rispettate. Ma la partita più difficile comincia adesso. Tra i nodi più difficili continua a esserci quello dei finanziamenti alternativi per le opere stralciate dal Pnrr. Oggetto del contendere tra i ministri Giorgetti e Fitto la possibilità di ricaricare nuove risorse dal Piano nazionale complementare, il gemello nazionale del Pnrr che per Palazzo Chigi dovrebbe rinunciare a una serie di interventi per ridurre il ricorso ai fondi di coesione. La settimana prossima, in Commissione bilancio alla Camera si tornerà a discutere delle sue rimodulazioni.